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Vincitore dell’IGNATZ AWARD 2003
–Miglior Graphic Novel
Quattro Dita è ciò che si sarebbe ottenuto se Oliver Stone avesse girato “Chi ha incastrato Roger Rabbit”.
-Warren Ellis
Prospettiva Globale è orgogliosa di presentare l’edizione italiana di una delle graphic novel più originali e innovative dell’ultimo decennio: Quattro Dita di Rich Koslowski.
Quattro Dita ripercorre la vita di Dizzy Walters, indiscusso genio dell’animazione americana, attraverso mezzo secolo di storia Hollywoodiana. Ma Quattro Dita è anche la storia vera della vita di un topo di nome Rickey Rat, un tempo fulgidissima star del cinema animato, adesso vecchio e alcolizzato cartone che blatera di strane storie e ancor più strani complotti…
Quattro Dita si presenta nella forma (del tutto inedita per un fumetto) di falso documentario (o mockumentary, come si dice in inglese), innestandosi sulla via già tracciata da capolavori cinematrografici come Zelig e This is Spinal Tap. Koslowski rielabora il genere del mockumentary per il medium fumetto, inserendo interviste esclusive, fotografie d’annata, eventi e personaggi che hanno fatto la storia del cinema e degli Stati Uniti: l'operazione di mimetizzazione è talmente ben riuscita che sembra di assistere a una puntata di Behind the music, lo show televisivo a cui l'autore si è ispirato, ambientata in un universo parallelo.
Il punto di vista che sottostà all'opera è, se non inedito, del tutto non convenzionale: Koslowski immagina che i cartoon siano dotati vita propria nell’America degli anni ’50 e ‘60, e racconta di una comunità ghettizzata che tanto ricorda quella afroamericana: un tema già suggerito in opere come Chi ha incastrato Roger Rabbit, ma qui reso con tutta la crudezza e il cinismo idonee a un’opera che pretende di raccontare una realtà, seppur fittizia (ma neanche tanto, se si pensa alla fonte d'ispirazione di un gran numero dei primi personaggi dei cartoons. Questi ultimi derivavano, in effetti, da una visione stereotipata delle minoranze etniche, tipica anche delle riviste di vaudeville).
Una graphic novel che riallaccia fili e temi della storia sommersa d’America (come la caccia alle streghe, i Kennedy e l’interazione razziale) e tesse un unico grande affresco al cui c’entro c’è lui, il topo più importante di Hollywood. Quattro Dita racconta di pettegolezzi e Storia, passioni e vizi, successi e fallimenti, che si stringono, come cerchi concentrici, verso la madre di tutte le teorie del complotto.
Anche dal punto di vista del linguaggio l'opera offre degli spunti d'interesse, non solo per la componente sperimentale offerta dalla particolare struttura del lavoro, ma anche dal modo in cui questa struttura viene esplicitata. Ci troviamo davanti a due modulazioni diverse del linguaggio che interagiscono: le sequenze ambientate nel passato narrativo, che presentano materiale d'archivio raccontato in voce off, vengono rese tramite l'uso di fotografie e collage, con una struttura libera della pagina e testo che si sovrappone alle immagini, laddove le sequenze che illustrano il presente narrativo, le interviste, sono completamente disegnate, con tavole prevalentemente in griglia fissa di due righe (metodo che rende alla perfezione il tempo televisivo dell'intervista), griglia che occasionalmente, in alcuni momenti di maggior tensione drammatica, viene scardinata. I due metodi interagiscono a meraviglia, imprimendo un senso di movimento a un'opera che altrimenti sarebbe apparsa ingessata.
Quattro Dita deve certamente buona parte del suo primo impatto al ben posizionato twist della trama, di stampo cospirazionista, che avviene nella prima parte del volume, ma è anche un'opera che, alla rilettura, offre una serie di spunti di riflessione non banali non solo sui retroscena dell'industria dello spettacolo, ma anche sul rapporto fra fruitori e personaggi di fantasia.
L'autore
Nel campo dell’animazione e del fumetto fin dal 1990, Rich Koslowski ha esordito come inchiostratore per la Archie Comics, ritagliandosi nel corso del tempo sempre più spazio per i progetti personali e le sperimentazioni sul fumetto e sul racconto illustrato. Koslowski balza agli onori della critica nel 1996 con la serie autoprodotta The 3 Geeks, che racconta della vita semiseria di tre nerd appassionati di fumetti. Nel corso degli anni The 3 Geeks raccoglie tre nomination agli Eisner Awards, che permettono a Koslowski di strappare un contratto alla casa editrice indipendente Top Shelf, con cui pubblica, nel 2002, Quattro Dita, primo (e finora unico) suo lavoro a star per essere pubblicato in Italia. Quattro Dita vince l’Ignatz Award (il premio più prestigioso per i fumetti indipendenti) come miglior graphic novel del 2003, battendo la concorrenza di opere blasonate come Il Grande Male di David B. (Coconino) e Frank di Jim Woodring (Free Books). Successivamente a Quattro Dita pubblica The King, dove mescola religione ed Elvis Presley, e il racconto illustrato The List, sulla vera vita di Babbo Natale. Entrambi i libri sono inediti in Italia.
Quattro Dita ripercorre la vita di Dizzy Walters, indiscusso genio dell’animazione americana, attraverso mezzo secolo di storia Hollywoodiana. Ma Quattro Dita è anche la storia vera della vita di un topo di nome Rickey Rat, un tempo fulgidissima star del cinema animato, adesso vecchio e alcolizzato cartone che blatera di strane storie e ancor più strani complotti…
Quattro Dita si presenta nella forma (del tutto inedita per un fumetto) di falso documentario (o mockumentary, come si dice in inglese), innestandosi sulla via già tracciata da capolavori cinematrografici come Zelig e This is Spinal Tap. Koslowski rielabora il genere del mockumentary per il medium fumetto, inserendo interviste esclusive, fotografie d’annata, eventi e personaggi che hanno fatto la storia del cinema e degli Stati Uniti: l'operazione di mimetizzazione è talmente ben riuscita che sembra di assistere a una puntata di Behind the music, lo show televisivo a cui l'autore si è ispirato, ambientata in un universo parallelo.
Il punto di vista che sottostà all'opera è, se non inedito, del tutto non convenzionale: Koslowski immagina che i cartoon siano dotati vita propria nell’America degli anni ’50 e ‘60, e racconta di una comunità ghettizzata che tanto ricorda quella afroamericana: un tema già suggerito in opere come Chi ha incastrato Roger Rabbit, ma qui reso con tutta la crudezza e il cinismo idonee a un’opera che pretende di raccontare una realtà, seppur fittizia (ma neanche tanto, se si pensa alla fonte d'ispirazione di un gran numero dei primi personaggi dei cartoons. Questi ultimi derivavano, in effetti, da una visione stereotipata delle minoranze etniche, tipica anche delle riviste di vaudeville).
Una graphic novel che riallaccia fili e temi della storia sommersa d’America (come la caccia alle streghe, i Kennedy e l’interazione razziale) e tesse un unico grande affresco al cui c’entro c’è lui, il topo più importante di Hollywood. Quattro Dita racconta di pettegolezzi e Storia, passioni e vizi, successi e fallimenti, che si stringono, come cerchi concentrici, verso la madre di tutte le teorie del complotto.
Anche dal punto di vista del linguaggio l'opera offre degli spunti d'interesse, non solo per la componente sperimentale offerta dalla particolare struttura del lavoro, ma anche dal modo in cui questa struttura viene esplicitata. Ci troviamo davanti a due modulazioni diverse del linguaggio che interagiscono: le sequenze ambientate nel passato narrativo, che presentano materiale d'archivio raccontato in voce off, vengono rese tramite l'uso di fotografie e collage, con una struttura libera della pagina e testo che si sovrappone alle immagini, laddove le sequenze che illustrano il presente narrativo, le interviste, sono completamente disegnate, con tavole prevalentemente in griglia fissa di due righe (metodo che rende alla perfezione il tempo televisivo dell'intervista), griglia che occasionalmente, in alcuni momenti di maggior tensione drammatica, viene scardinata. I due metodi interagiscono a meraviglia, imprimendo un senso di movimento a un'opera che altrimenti sarebbe apparsa ingessata.
Quattro Dita deve certamente buona parte del suo primo impatto al ben posizionato twist della trama, di stampo cospirazionista, che avviene nella prima parte del volume, ma è anche un'opera che, alla rilettura, offre una serie di spunti di riflessione non banali non solo sui retroscena dell'industria dello spettacolo, ma anche sul rapporto fra fruitori e personaggi di fantasia.
L'autore
Nel campo dell’animazione e del fumetto fin dal 1990, Rich Koslowski ha esordito come inchiostratore per la Archie Comics, ritagliandosi nel corso del tempo sempre più spazio per i progetti personali e le sperimentazioni sul fumetto e sul racconto illustrato. Koslowski balza agli onori della critica nel 1996 con la serie autoprodotta The 3 Geeks, che racconta della vita semiseria di tre nerd appassionati di fumetti. Nel corso degli anni The 3 Geeks raccoglie tre nomination agli Eisner Awards, che permettono a Koslowski di strappare un contratto alla casa editrice indipendente Top Shelf, con cui pubblica, nel 2002, Quattro Dita, primo (e finora unico) suo lavoro a star per essere pubblicato in Italia. Quattro Dita vince l’Ignatz Award (il premio più prestigioso per i fumetti indipendenti) come miglior graphic novel del 2003, battendo la concorrenza di opere blasonate come Il Grande Male di David B. (Coconino) e Frank di Jim Woodring (Free Books). Successivamente a Quattro Dita pubblica The King, dove mescola religione ed Elvis Presley, e il racconto illustrato The List, sulla vera vita di Babbo Natale. Entrambi i libri sono inediti in Italia.
Rassegna stampa
2 commenti:
Grazi ancora per la segnalazione! Iniziative come la vostra meritano tutto l'appoggio possibile!
Ma grazie a te per la bella recensione! A presto!
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