sabato 18 ottobre 2008

A come Ignoranza: tutto quello che avreste voluto sapere su Daw e non avete mai osato chiedere


Daw non è una persona del tutto normale, si sa. Per cui, la sua intervista non può che essere altrettanto "particolare". Prendo accordi con lui per una chiacchierata informale, e si dice d'accordo. Poi, preso dai preparativi per Lucca Comics & Games 2008, metto momentaneamente da parte l'idea e mi dedico ad altro. Finché in tarda serata mi contatta, dicendomi:

Daw: Eh... alleluja. Va che non posso star qua tutta sera ad aspettare te. Sono una stars, io.

Ahaha! Vuoi essere intervistato?

D: Su, dai. Che poi devo lavorabbe.

Ok, iniziamo. Chi sei?

D: Che palle di domanda.

Lo so, ma la gente vuole sapere...

D: Chi sono? MA FATEVI I CAZZI VOSTRI! Che io vengo a casa vostra a punzecchiarvi con un ombrello e dire "Chi sei? Chi sei? Chi sei"? No.
Sì, è vero, non posseggo un ombrello. Quindi mi state facendo pesare la vostra ombrellosità superiore alla mia. SCUSAMI TANTO MISTER POSSESSORE DI OMBRELLO... quindi è a questo che miravi. A farmi pesare che non possiedo OMBRELLO.

Neanche io possiedo ombrelli, però.

D: Sei un bastardo.
Scusa.
Piango.
...
Allora, chi sono... mmmm una forma di vita basata sul carbonio. Un uomo con dentro di sè un bambino che urla disperatamente di essere cambiato.

Quando hai iniziato a fare fumetti?

D: I fumetti li disegno da sempre. Non so quando ho iniziato, non ricordo come, perché, nè le mie fonti di ispirazione. So che andavo in biblioteca e saccheggiavo quel che c'era: Mafalda, Lupo Alberto... ma ancora prima di scoprire la biblioteca, facevo fumetti. Non so da dove è iniziato tutto. Manco compravo nulla, i miei mi passavano pochi denari, ed era solo per farci usura sopra: quindi niente fumetti acquistati, nessuno da cui leggerli... non riesco proprio a ricordare. So che alle elementari, facevo fumetti, ed era una cosa che piaceva a me e piaceva ai compagni.

Aspetta: ma alle elementari che tipo di fumetti facevi?

D: Gli stessi, credo.

Eri già così malato?

D: Non penso di esser migliorato molto. Tenevo una cosa che chiamavo il mio "giornalino", a cui avevo dato il nome "solo per noi".

Quando sarai famoso, potremmo pubblicare anche quelli.

D: Li ho ancora da qualche parte, perlomeno quelli di terza elementare. Durante i dettati, scrivevo una parola del dettato (odiavo i dettati, che inutile noiosissima perdita di tempo) e scrivevo una vignetta. Parola-vignetta-parola-vignetta. Alla fine questo ha influenzato anche la mia scrittura. Il mio corsivo è un'immonda schifezza... ed è dalle medie che ho preso a scrivere solo in stampatello: sono veloce più che col corsivo.

A proposito di velocità... in quanto tempo hai fatto A come ignoranza volume secondo?

D: Un mese... un po' meno forse.


64 tavole in un mese?!?

D: Sì, e si vede la qualità. Nemmeno uno sfondo, quasi. Vabbè che odio far gli sfondi. E' da quando son piccolo che disegno pipotti, mica sfondi.

Questo in un'intervista non si deve dire.

D: Beh ma è ovvio. Mica si vede molto. Però, aspetta: un mese a far la parte PRATICA. Ma tutta la progettazione, le idee prima... non si quantificano. Non saprei dirti quanto c'ho messo. Intanto ho accumulato appunti per un sacco di tempo. E poi metterli giù... è un altro discorso. L'idea buona può venirti anche al cesso, ma non sto lì a cronometrare quei momenti. In effetti in questo mese ho fatto anche gli storyboard, però alcune idee venivano da prima.

Alcune storie sono nuove versioni di storie già comparse sul blog, giusto?

D: Sì. Abbiam finito con l'infanzia? Volevo dirti del mio primo personaggio! Cioè che ne ho fatti un po' ma vabbè... ecco, hai sbloccato la logorrea!

Ahahah! Dimmi pure.

D: Si chiamava "Chi c'è se non c'è".

Il personaggio?

D: Il nome derivava dal fatto che era così veloce che uno si chiedeva chi fosse e nel momento che se lo chiedeva era già altrove.
Ecco... mi stan tornando alla mente alcune cose. Più dei fumetti mi hanno ispirato i cartoni.
Tom e Jerry per le scene di trappole... ricordo un cartone di Tom e Jerry nel futuro con un robo-gatto o robo-cane di cui praticamente copiai il plot. Kenshiro lo vedevo da piccolissimo... non lo capivo ma era bellissimo. 'Sta gente che esplodeva... e poi una serie di cartoni demenziali giapponesi su emittenti private... che NON MI PIACEVANO, così dicevo perché i miei me lì denigravano sempre insultandoli e io pure, e li guardavo tutti ogni volta che potevo ma dicendo ad alta voce "AH BEH CHE SCHIFO".

Ricordi i titoli?

D: Ricordo forse solo Yattaman, ma il resto è tutto confuso.


Yattaman
era uno dei miei cartoni preferiti.

D: E chissenefrega! E' la tua intervista o la mia? EH? EH? Questo lo stai registrando? Sì, dai! EHI EHI, LETTORE! GUARDA GUARDA...
TI STO MOSTRANDO IL CVLO!
Ihihihihihihih!
(mi rivesto)

Ahahahah! Tornando ai cartoni giapponesi: non c'era crudeltà in Yattaman...

D: I fumetti alle elementari divennero una ragione di vita: li facevo spessissimo, il problema maggiore era inventarsi le storie. E' lì che ho appreso una regola fondamentale del fumetto, che nei cartoni-fumetti giappo viene utilizzata tuttora a piene mani: quando non hai un cazzo di idea, prendi i tuoi personaggi e falli combattere o gareggiare... In quel caso, non fai nulla, non scrivi nessuna trama, solo delle sottotrame facili facili, il fumetto scorre e tu non devi far nulla.

Ma sono i peggiori fumetti giapponesi, quelli!

D: dici? Dragon Ball?

Eh.

D: Gente che combatte sempre. Il trucco sta nello sviluppare l'intreccio in maniera non lineare.

C'era un bel manga di combattimento, una volta: Le bizzarre avventure di JoJo. Gli altri mi annoiavano tutti.


D: Sì, bellissimo. Non aveva assolutamente trama. C'è il cattivo, dobbiamo sconfiggere il cattivo. Il bello di JoJo era che l'autore non faceva nemmeno finta, non costruiva pseudo tramettine sceme. Ma erano un po' tutti così, eh. Dragon Ball e JoJo hanno condizionato tutto il fumetto giappo degli anni a venire. One piece è l'estrema sintesi delle due cose. Un mega intreccio per una trama relativamente semplice, e poteri strambissimi.

Quindi, ricapitolando, tu leggi solo brutti fumetti giapponesi.

D: Ahaha! Ma no, alla fine son divertenti. E' un trucco, quello di far le trame così. Però non vuol dire che esca 'na merda. Solo che a volte si pretende di più da se stessi, e il risultato è comunque inferiore ad un mega scazzottone scazzotone. Poi, se non sai farlo, i limiti si vedono. Alla fin fine, non è sempre fondamentale la storia, ma la capacità di raccontarla. In questo, l'autore di JoJo (Hirohiko Araki, ndr) era maestro. La storia di JoJo come la racconti, a qualcuno che non la conosce?

Ah, boh: c'è un tizio cattivissimo e altri tizi buoni lo cercano per dargli legnate?

D: Esatto. Ma ogni legnata di JoJo vale la lettura. Ma torniamo a me che poi devo lavorà!

Nei tuoi fumetti, i cattivi sono i protagonisti, di solito...

D: Io sono affascinato dai "cattivi". Sono sempre i più interessanti, gli danno sempre uno spessore minimo, come se i cattivi fossero sempre dei pazzi dissociati.

Beh, forse non è vero. Più che cattivi, i tuoi personaggi sono amorali. Brullonulla non è proprio cattivo, e neanche Sbranzo. Ma hanno delle scale di valori a se, non sono neanche buoni.


D: Io non credo nella divisione buono/cattivo, e trovo una grossa pecca che questa cosa sia standard. Sbranzo non è cattivo, e non è buono: è semplicemente superiore. Le interpretazioni vengono da sistemi di valori della cui esistenza, lui, semplicemente non sa nulla, non vuole saperne, o se ne fotte. Non lo so manco io... Il bello di Sbranzo è che è effettivamente indipendente anche da me.

E' un personaggio che vive di vita propria?

D: Io non ho possibilità di mettere in bocca a Sbranzo delle parole che lui non direbbe. A quel punto non sarebbe Sbranzo ma un altro personaggio che gli somiglia.

Un attore che impersona Sbranzo, insomma.

D: Esistono già. Avevo preparato una bozza sugli imitatori di Sbranzo. La gente che mi chiede Sbranzo che faccia questo e quello, ma non viene accontentata a volte. Semplicemente perché lui non lo farebbe.


Con Brullonulla è diverso?

D: Brullonulla è umano. E curioso. Non è cattivo per scelta, è "cattivo" per una sana curiosità e per il non volersi porre dei limiti... è "cattivo" perché trova che sia più interessante la forma dei sassi che le persone. Brullonulla è il discorso del Dottor Manhattan di Watchmen quando si trova su Marte e parla di come i canyon formatisi sulla superficie del pianeta rosso siano per lui più interessanti della razza umana.


Watchmen?!?

D: Non conoscevo quel fumetto quando ho iniziato a scrivere di Brullo, ma in effetti, devo dire che il punto di vista di quel personaggio coincide con quello di Brullo. Al contrario, Igor è una carogna, punto e basta. O meglio, è perverso, ma positivo allo stesso tempo. O forse semplicemente pazzo. Boh... che ne so.

Hai citato il Dottor Manhattan...

D: Probabilmente anche lui cita me.


Quindi leggi anche bei fumetti, ogni tanto...

D: Raramente.

No, davvero: quali sono i tuoi preferiti?

D: Watchmen è disegnato così brutto che ho fatto fatichissima a leggerlo, però la storia merita quindi ok. Me l'ha consigliato lo stesso Brullo in effetti.
I miei preferiti? All'attuale leggo molta roba, ma fonte di ispirazione non ce n'è molta. Comunque, uno su tutti: Dilbert. O i fumetti di Quino, quando ero piccolo. Dilbert è un guru per me: a volte mi accorgo, rileggendolo, che ci sono cose che ho scritto che son prese a qualche modo da lui. Le ho metabolizzate e le ho credute mie. Ci rimango un po' male.

Credo che funzioni così per ogni opera creativa. Non ti crucciare troppo.

D: Beh, sì.


Comunque, che Watchmen è disegnato male, non si può sentire...

D: Watchmen per me è disegnato peggio che male. E' bruttissimo, lo trovo inguardabile. Lasciando perdere i colori, orribili, tipici di quel periodo... la staticità del disegno è per me orribile. Sì, certo, io me la sogno una capacità di disegnare anatomie fedeli, ma quello stile così rigido, impostato... i personaggi sono tutti bruttissimi.

Nel senso che non sono attraenti?

D: A parte quello, che ci può stare, anche se ti viene da dire: "Ah, e questa dovrebbe essere figa"? Sono tutti statici, bloccati. Anche nelle scene d'azione sembrano manichini in posa. I sobborghi umidi e fatiscenti e il grattacielo più fico e tecnologico danno esattamente lo stesso effetto...

Sì, Gibbons è un po' legnoso, ma ha fatto un lavoro gigantesco...

D: Sì, ma non vuol dire nulla. E' il motivo per cui non riesco a leggere il fumetto italiano a la Tex. Certo che fanno dei gran lavori, ma a me il virtuosismo tecnico nel produrre manichini di legno non mi dice nulla di più del produrne solo uno: rigidità. Quando inizi a leggere i manga, non ce la fai a tornare a uno stile così, ti pare primitivo.

Ma non è una questione di stile di disegno, quanto più una di ritmo della narrazione. Anche tra i disegnatori di manga ci sono quelli "legnosi", eh.

D: Non so, ne leggo parecchi e non ce n'è... non che arrivino a certi livelli. Ma alla fine la lezione la si sta imparando eh, non è un caso che tutti copino dai manga, ultimamente. Negli ultimi anni anche nelle testate che vedi provenire dagli States, vedi sempre più elementi di disegno tipici dei nippi.

Non tutti ci riescono bene, però...

D: Alcuni sono obbrobriosi.

Alcuni copiano solo gli aspetti più esteriori, gli occhioni...

D: Esatto.

...altri fanno un lavoro più mirato, cercano di capire il ritmo, la velocità.

D: Esatto, è quella la cosa giusta. Mica sono gli occhioni il punto di forza, anzi. Quelli sono i difetti che all'inizio non accetti subito, poi diventa un'abitudine e non ci fai caso... ma rivederteli su un disegno ancora una volta legnoso... oddio!
Vabbè ma di che stiamo parlando!? Dai, che devo lavorare!! Fai le domande, che poi mi rimangerò comunque tutto a tempo debito.

Ma anche questa è un'intervista, anche se non ti faccio le domande una dopo l'altra, è comunque interessante!

D: Sì, ma almeno mostrami delle foto di donne nude, così non mi distraggo!

Fammi pensare... abbiamo parlato di Sbranzo, di Brullo, di cosa pensi dei fumetti...

D: A... e comunque Zippi Zappi è BUONO. E anche Degno Dodio, sotto sotto: è solo stressato.


Di Zippi Zappi non possiamo parlare, non lo conosce ancora nessuno (è uno dei nuovi personaggi di A come Ignoranza volume secondo).

D: Ah, ok.

Degno non può essere buono.

D: Beh... i due personaggi de Il secreto del mio successo (sul primo A come Ignoranza) non eran cattivi, su. Willy di It's raining Supermen (da A come Ignoranza volume secondo, ndr) nemmeno.

Non possiamo parlare neanche di Willy, i lettori non lo conosco ancora!

D: Uff, ho sempre paura di riciclarmi!

In che senso?

D: Ho il timore che il mio umorismo oltre a ripetersi o esser prevedibile, tenda ad appiattire i personaggi. Tipo Ratman.

Parliamo di Ratman.


D: Ratman è il fumetto più divertente che ci sia in giro, ma ha delle lacune enormi per me. Le storie solo ultimamente hanno delle trame decenti: quelle che durano, tanto per capirci. In generale, se togli le battute, le altre sono o parodie o cose puerili con questo "bene contro male" all'americana che non mi va. Ma è questione di gusto. E poi, dicevo prima, l'importante è saper raccontare le storie. E Ortolani è molto bravo in questo. Io ne ho ancora da mangiare di polenta... però ecco: tutti i suoi personaggi, che son già pochi, sono uguali. A parte Walker, hanno tutti lo stesso cervello, le stesse battute, lo stesso modo di reagire. Io temo fortemente di fare lo stesso: è molto molto difficile fare personaggi che non siano bidimensionali. Specie perché comunque la mia testa è una e ragiona in un modo.

Credo che anche tu abbia delle tipologie abbastanza "definite" di personaggi: ad esempio, Willy e il protagonista de Il secreto del mio successo sono abbastanza simili.

D: Sì, sto cercando di andare oltre ma è dura.

Ma non è un male, è normale avere i propri archetipi.

D: No, non mi va. Altrimenti sto sempre a scriver la stessa roba! Oddio... è anche vero che non posso scriver mille storie su soggetti diversi e pretendere che sian tutti protagonisti differentissimi. Ne riparleremo quando "serializzerò" una storia. Pensavo ai Dodio... ho già una serie di storie pronte per loro.

Potrebbero funzionare, a puntate?

D: Sì, mi piacerebbe. Non ho ancora in testa una seria "trama orizzontale" che le leghi, a parte per una serie di episodi brevi, Ma una serializzazione può funzionare anche senza. Solo che, ecco, a me piacciono proprio le serie che hanno un inizio e, prima o poi, una fine.

Quindi conti di dare una fine a ognuna delle tue "serie" contenute in A come Ignoranza?

D: Preferirei prima estrapolarle da A come Ignoranza, altrimenti lì soffocherebbero... sarebbe una sfida, ma dovrei provare a mettermi con la testa su una sola serie.

Sogni Sbranzo in edicola come Ratman, praticamente?

D: Ahah! No, Sbranzo no. Sbranzo è troppo difficile da gestire. A parte che Sbranzo è una cosa che, se me l'avessero chiesta, avrei detto di no. Io sono PROLISSO, scrivo troppo, e i fumetti fatti di vignette TUTTA didascalia non mi piacciono. E invece... Cioè, alla fine Sbranzo è un contenitore di gag scollegate... è un altro "trucco". Però ha i suoi elementi ciclici che permettono una leggera sottotrama: solo che è sempre più difficile farla originale. E SBRANZO, come detto prima, è un personaggio forte, con grossa personalità, difficile da gestire. Se facessi storie scadenti con dentro lui, mi punirebbe... io ho paura.


Ahaha!

D: Mi piace fare storie lunghe, però sono dove ho più problemi. Sono meno esperto e faccio fatica ancora a vederle nell'insieme e capire perché non funzionano. Però è quello che voglio fare e proprio perché non lo so fare bene mi ci devo impegnare... soprattutto per quello. Eh? EH? Visto come parlo da uno che sembra che ci ha un cervello e anzi fa anche il profondo?

Non credevo che ci pensassi sù così tanto, alla struttura delle storie.

D: Beh, alcune escono di getto, ma poi comunque le riscrivo perbenino. Quelle lunghe sono difficili, anche perché comunque PRETENDO certe cose che non son capace di dare, e alla fine mi blocco e... insomma, le aspettative mi bloccano. Mi dessi il tempo di pensarci su, il 50% delle cose scritte sui due volumi le avrei bruciate e avrei rimandato l'uscita.

Credo sia una cosa comune a ogni artista, o quasi...

D: Non usare il termine "artista"... ho dei pregiudizi su quella parola. Del genere che rubano e hanno la musica nel sangue, ma anche altre cose... Ma è tardi! Fai domande dirette, dai. Devo fare un sacco di lavori, non dovrei perdere tempo con te...


Ok... Sarai a Lucca. Cosa si devono aspettare i lettori da A come Ignoranza volume secondo 2 e da te alla prossima Lucca?

D: un uomo stanco, che tiene il piede in 4-5 scarpe. Attualmente lavoricchio per 4-5 datori, e per tutti sono sempre troppo poco presente, voi compresi. Bastardi! Che mi sgridate quasi non facessi nulla per voi. Sigh. I miei lavori vanno da questo, che è perché ci tengo, a quello per la Gazzetta dello Sport, che è un ottimo trampolino e poi pagano bene, a tutta una serie di faccenducole del cazzo tra cui mi arrabatto corro e piango, sigh.

Non fare così...

D: Quindi sono sempre più dissociato dalla realtà, visto che vivo in camera mia. Poi la gente si stupisce se esco e faccio solo faccie sceme e parlo strambo e poi ho su la tuta...

Sei preoccupante...

D: Non so se lo sai, ma quando si disegna, spesso, capita che si facciano le facce dei personaggi. Io disegno uno che urla ed apro la bocca come se urlassi. Ti viene naturale, come se ti stessi specchiando per controllare. Ora, a parte che ti lascio immaginare la difficoltà di far la faccia di Sbranzo... temo che andando avanti così inizierò ad automutilarmi, quando dovrò disegnare qualcuno che perde un arto. Quindi ecco, io non so se arriverò a Lucca intero.

Ahahah!

D: Forse è meglio che stacco un po' con i fumetti così ci sarò...

Devi esserci! Ho prenotato uno Showcase a tuo nome: dovrai disegnare spiegando la tua arte al pubblico...

D: Sì, me l'hai detto. E mi stai sui coglioni. Farò una figura di merda, come alla conferenza dell'anno scorso. Chi c'è con me allo stand stavolta?

Sempre io.

D: c'è ancora quello dei porno-gay-lesbo-trans? (Mauro Padovani, ospite dello stand ProGlo alla scorsa Lucca, ndr)

No...

D: Intendevo come autori...

Per due giorni ci sarà, Giulia Sagramola, con il suo milk and mint.

D: sembra un imperativo... SAGRAMOLA!

Abbiamo intervistato anche lei, qui: http://proglo.blogspot.com/2008/10/milk-and-mint-intervista-giulia.html

D: L'intervista che hai fatto a Giulia Sagramola... (l'hai fatta tu?)

Sì.

D: ...è molto più seria, e ha domande specifiche. Sei uno stronzo. Pretendo anche io un trattamento serio!

Magari la prossima volta.

4 commenti:

giulia sagramola ha detto...

Daw sei fuori di testa, non ti conosco ma già mi fai sbellicare, vedrai che allo stand ti faccio rigare dritto: "zitto, disegna e.. SAGRAMOLA!". Non avevo mai visto il mio cognome da questo punto di vista, gli hai donato un senso eheheh

Anonimo ha detto...

approfitto dell'occasione per rispolverare l'intervista che fecqui a Daw per mail in occasione del primo A come Ignoranza :)

Anonimo ha detto...

Daw è veramente fico.
Ah, sono io.
Vabbeh, ma al momento l'ho detto sovrapensiero quindi vale come commento oggettivo.
"SAGRAMOLA" è un comando che potrei dare ad un cane per vedere come reagisce.
Per me, si mette a tremare e guaire

Giacomo iori ha detto...

A me quest'intervista è piaciuta.
Daw, come autore (ho il sospetto sia bene specificare), mi piace ! (Sebbene pure come uomo in grembiule...)
E apprezzo molto quasi tutti i suoi fumetti.
In effetti aspetto la prossima Lucca e il terzo volume con una certa trepidazione.

Ps
Non sono un suo parente.